domenica 17 febbraio 2019

Castelvecchio di Imperia, sede di antico castro



CASTELVECCHIO nell'attuale città di Imperia, sede dell'antico castro diruto - secondo la tradizione - ad opera dei Saraceni nel 992, risultava ubicato in sito favorevole allo sbocco della valle.
L'antica CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE ritta e bianca su un poggio donde si vede per largo spazio venne rifatta verso il 1680 e attribuita all'architetto Gio Batta Marvaldi.
Della chiesa primitiva non rimane altro che qualche traccia muraria nella parte inferiore del campanile (della riedificazione intermedia e medievale rimangono invece il tabernacolo gotico ritenuto della scuola del Gaggini ed ancora la tavola dell'ANNUNCIAZIONE da alcuni studiosi (che però il Meriana studioso di questo Santuario non cita) i quali vorrebbero che fosse opera di Giovanni Mazone (1463-1510).

La CHIESA ORIGINARIA di CASTELVECCHIO, sulla base di minimi dati archeologici e di qualche sondaggio storico necessariamente incuneatosi nei temi dell'agiografia, sarebbe stata eretta almeno in epoca carolingia e quindi dopo la sconfitta dei Longobardi ad opera di Carlo Magno nell'VIII secolo.

Stando a queste valutazioni l'origine della chiesa primigenia sarebbe quindi da collegare alla seconda ondata dell'apostolato benedettino: quello che, per espressa volontà di Carlo Magno avrebbe garantito consistenti compensi ai MONASTERI PEDEMONTANI DI ORIGINE FRANCA RIMASTIGLI FEDELI ed in particolare al CENOBIO DI NOVALESA.
Stando però alla tradizione ed al cenno sulla distruzione dei SARACENI, poiché non si può sempre disconoscere veridicità alla tradizione specie quando le sue comunicazioni sono razionali e tra loro collegate, v'è da credere che l'erezione dell'edificio religioso rientri in un'epoca precedente, mentre si esaurivano o mutavano le manifestazioni delle più MANIFESTAZIONI DI APOSTOLATO BENEDETTINO E NON in Liguria occidentale: e del resto una PERGAMENA datata SEGNI, 9 febbraio 1151 (1152) conservata fra gli ACTA del MONASTERO DI NOVALESA (con cui papa Eugenio III riconfermava i possessi riconosciuti al MONASTERO SUSINO da papa Innocenzo II) non indica in Liguria alcun bene territoriale, con chiese, corti, campi, grange e mulini, tranne che nella VIA ROMEA DEL NERVIA.
E' impossibile dire quali fossero i monaci, verisimilmente Benedettini, che si stanziarono qui dopo aver eretto la chiesa.
Si accetti dunque, per consequenziale metodologia, come esatta la data della distruzione saracena della chiesa di Castelvecchio del 992 (anche se la SCONFITTA SARACENA AD OPERA DELLA COALIZIONE CRISTIANA IDEALMENTE CAPEGGIATA DA SAN MAIOLO risalirebbe a quasi una diecina d'anni dopo, non mancano tracce di radi e sparsi saccheggi perpetrati dalle bande di arabi fuggiaschi ritiratisi a far vita di macchia e brigantaggio).
A questo punto non si possono escludere due principali possibilità: che l'anticha chiesa sia stata eretta dai BENEDETTINI DI PEDONA (estremamente attivi nel Ponente Ligure prima che il loro MONASTERO fosse parimenti distrutto dai Saraceni) o che altri monaci ancora abbiano posto qui le loro basi come quelli di LERINO che operarono (e non solo) nell'AREA DI RIVA LIGURE E SANTO STEFANO AL MARE creandovi un loro PRINCIPATO ECCLESIASTICO (ma anche in questo caso le datazioni discorderebbero essendo stati favoriti gli insediamenti di Lerino dalla Cattedra di Genova e dalle Diocesi ancora una volta per dar ristoro alle terre dell'Estremo Ponente ligure ma "dopo la fine del pericolo Saraceno" o, perlomeno, stando agli atti superstiti, dal 980, quando la potenza degli Arabi del Frassineto risultava in netta fase calante e non era impossibile prevedere una loro distruzione a breve scadenza).

Tenendo conto della varietà cronologica e tipologica degli INSEDIAMENTI BENEDETTINI nell'estremo Ponente in questa sede si può solo affermare che, pur essendosi potuto inserire sul tronco di precedenti MANIFESTAZIONI MONASTICHE, ASCETICHE ED EREMITICHE, ANCHE DI CULTURE TEOLOGICHE DISTINTE, il FENOMENO BENEDETTINO resta quello cui con massima possibilità di correttezza critica si può attribuire il COMPLESSO RELIGIOSO DI CASTELVECCHIO ed ancora che l'INSEDIAMENTO MONASTICO DISTRUTTO DAI SARACENI nel X secolo con discrete probabilità si può ascrivere ai mai completamente interpretati spostamenti dei monaci della sventurata PEDONA peraltro, ancor più dei NOVALICIENSI, propensi per cultura e scienza all'incentivazione della COLTURA DELL'OLIVO.
Da queste osservazioni però si intende che bene hanno scritto quegli storici ed archeologi che hanno definita questa come una zona ancora tutta da esplorare sia sotto il profilo archeologico, sia sotto quello urbanistico-architettonico, conserva interessanti resti dell'epoca mediovale.
Secondo la cultura politica e religiosa dei Benedettini l'insediamento monastico (come in tempi simili avvenne a VILLAREGIA, nella grande area tra BUSSANA e TAGGIA avrebbe potuto e probabilmente dovuto svilupparsi sulle basi di un insediamento precedente.
Questo avrebbe potuto essere un insediamento monastico di esperienze più antiche ma, al modo che per esempio è avvenuto a SAN ROCCO DI VALLECROSIA, oltre che nello stesso FONDO DI VILLAREGIA, ma solo approfondite indagini archeologiche, se possibili, sarebbero in grado di svelare le eventuali sovrapposizioni.
Certo il fatto che fosse stata individuata per esser sede di CHIESA MATRICE (per giunta titolata all'ASSUNTA secondo una linea di consacrazioni consueta fra i Benedettini dell'apostolato originario) fa pensare che in CASTELVECCHIO (che peraltro gode di una logistica favorevole sotto ogni profilo per il controllo dei traffici) le civiltà alternatesi avessero impiantato basi o strutture produttive: e che in particolare i BARBARI e quindi i BIZANTINI e poi ancora i LONGOBARDI nel loro contrapporsi reciproco avessero dato un particolare rilievo demico ed insediativo a questo luogo disposto -non lo si dimentichi- a guardia del sistema di valle ma soprattutto in rapporto con la VIA STORICA DEL PIEMONTE avendo quali schermi protettivi a monte i fondamentali centri di VIA DEL NAVA.
Discorso questo che assume notevole valenza se, anziché chiudersi nei particolarismi subregionalistici, si valuta il particolare e l'insieme: e per esempio si nota come il CASTELLO DI DOLCEACQUA, lo SPERONE DI CAMPOMARZIO e quindi il COMPLESSO DEL CASTELVECCHIO sono speculari (ancor più speculari poi se si crede al documentatissimo Molle su il fatto che il "fiume di Oneglia" venisse superato presso il Castelvecchio [che sarebbe stato un FORTE ROMANO poi rivisitato militarmente da altri conquistatori] da un PONTE ROMANO).
Le convergenze su questa linea di riflessioni oltre che speculari vengono giustificate dalla logica militare e rimandano sia agli interventi protettivi sull'area dell'attuale imperia condotti prima dall'imperatore COSTANZO e quindi da TIBERIO MAURIZIO: di conseguenza i TRE CENTRI TATTICI si sarebbero trovati pressoché in asse strategica, con posizioni molto simili, in aree elevate con la protezione a ponente di un corso d'acqua ed a protezione di un ponte ed ancora (oltre che soprattutto) a guardia sia del territorio di costa che del traffico delle TRE VIE DEL PIEMONTE -quella del NERVIA, dell' ARGENTINA e finalmente questa del NAVA.

Questi dati soltanto però sono recuperabili, dati che soprattutto rimandano a pur plausibili ipotesi.
Nulla di significativo e monumentale rimane a CASTELVECCHIO per giustificare la continuazione di questi pensieri: poco conta ad esempio che vicino al cimitero sorga un oratorio della seconda metà del Seicento, il cui precario stato di conservazione è riscontrabile nelle vetuste strutture murarie.


da Cultura-Barocca