domenica 30 dicembre 2018

Chiusanico (IM)

Chiusanico (IM), Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano - Fonte: Wikipedia
Chiusanico (IM) fu il più importante centro della Castellania del monte Arosio, composto dalla BORGATA CASTELLO, dall'antico borgo di TORRIA e da GAZZELLI.
La chiesa dedicata a SANTO STEFANO é stata ricostruita nel 1821 da Gaetano Cantoni ma ha subito numerosi interventi e varie migliorie.
Per esempio la FACCIATA in stile neoclassico fu realizzata nel 1887 da Pietro Gandolfo di Oleastri: in essa spiccano le statue di S. Lorenzo sulla destra e di S. Stefano sulla sinistra [la chiesa è intitolata a S.Stefano ma a fianco di questo martire fu posta anche quella di S.Lorenzo a ricordo della vecchia parrocchiale sita fuori del paese: l'intitolazione delle chiese antiche a S.Lorenzo era abbastanza come si evince dal fatto che la stessa chiesa cattedrale di Genova fu intitolata a San Lorenzo].
Nell'INTERNO si riscontra ancora lo spirito barocco locale, imposto forse come vincolo dalla Comunità, evidenziato in modo particolare nell'uso delle strutture curvilinee di raccordo.
I plastici ordini architettonici, binati al centro, disgiunti ai lati, sottolineano, oltre a rimarcare precise scelte linguistiche, la rinuncia all'uso dell'unica volta di coper tura in favore delle due vele .
Il nucleo medioevale (frazione Castello) sorge più in alto arroccato a quota m. 400.
Presenta una disposizione planimetrica ovoidale e conserva edifici risalenti ai secoli XII e XIII: nella compatta architettura del borgo è possibile leggere la complessa evoluzione dell'edilizia minore e popolare in cui si interseca un complesso sistema di scuri, di scalinate di "CARRUGI" ispirati alla più storica tradizione ligure: ma un cenno particolare conserva anche, per quanto abbia subito un rifacimento, la caratteristica PORTA SOPRANA di questo interessante insediamento medievale.
Chiusanico (IM), borgata Castello - Fonte: Wikipedia
Chiusanico (IM), Frazione Torria - Fonte: Wikipedia
TORRIA, frazione di CHIUSANICO sapientemente disposta in posizione strategica sul crinale che si diparte dal monte Arosio, costituisce, con il contrapposto abitato di LUCINASCO, una vera e propria chiusura verso la valle del Maro e l'alta valle di Oneglia.
Probabilmente espresse fin dall'epoca preromana e romana funzione difensiva per l'intera valle.
Dell'antico castello non rimane più alcuna traccia (le sue rovine esistevano ancora nel 1587); però le testimonianze della storicità del luogo sono in parte documentate dalle strutture murarie dell'abitato meritevole di un'attenta visita.
Gli edifici religiosi principali sorgono sulla PIAZZA CASTELLO, laddove il crinale si concede una pausa prima di dar vita al paese e di incombere sul fondovalle.
Chiusanico (IM), Frazione Torria, Chiesa Parrocchiale di San Martino - Fonte: Wikipedia
La Chiesa PARROCCHIALE é intitolata a San Martino.
Superato il breve atrio di accesso del sacro edificio si é subito coinvolti dall'amena ma consueta aula poligonale con copertura a vela.
I due ampi e contrapposti vani trasversali a tutta altezza, che nella concezione originaria dovevano accogliere scenografici altari, sono stati entrambi ridotti, in variante, ad una sorte di improprio ambiente di rispetto delle due cappelle per lato ricavate nello spessore murario.
Sulla discutibile soluzione, escogitata forse per porre in opera i quattro dignitosissimi altari già collocati nella vecchia chiesa, incide negativamente l'incongrua presenza della lesena, la quale, interrompendo al centro la continuità della trabeazione, evidenzia macroscopicamente la labilità della risoluzione compositiva adottata.
Sebbene sulla facciata si evidenzi la data 1760, l'edificio rivela caratteri tipici delle costruzioni dei primi decenni del Settecento.
Al centro della piazza è il mosso Oratorio dell'Annunziata, probabile opera di Filippo Marvaldi.
Non lontano dal paese sorge l'isolato SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA ASSUNTA opera del sec. XVI, ma trasformata nel 1690, così come si può leggere a fol. 34 r del "Libro dei conti della chiesa campestre della Beatissima Vergine della Neve, ora Assunta di Torria", conservato nell'archivio parrocchiale.
Nel suo ampio lavoro sui SANTUARI IN LIGURIA G. Meriana tratta con la solita dovizia di particolari di questo SANTUARIO pur se a differenza della vecchia fonte parrocchiale ha preferito usare l'antica intitolazione del SANTUARIO quella cioè di NOSTRA SIGNORA DELLA NEVE rispetto alla nominazione altrimenti in uso e più recente di NOSTRA SIGNORA ASSUNTA.
Questa distinzione dei toponimi non è però insignificante.
Il SANTUARIO si eleva su un colle entro un magnifico scenario naturalistico, tra boschi e montagne.
Concordemente a quanto si legge nel REGISTRO PARROCCHIALE DI TORRIA anche G. Meriana afferma che sul sito dell'attuale edificio sacro sorgeva dal 1260 una CAPPELLA edificata dagli abitanti delle borgate che avrebbero poi costituito TORRIA.
Il miracolo che avrebbe originato il SANTUARIO data però, sorprendentemente, del XV secolo e sarebbe collegato ad un periodo di siccità causa di mancanza d'acqua e quindi di carestia, il nemico sociale più temuto - con la PESTE - nell'epoca intermdeia.
Celebrandosi nel SANTUARIO la festività del 5 agosto e preparandosi tutti alle messe di suffragio per ottener la pioggia, sarebbe sploso un temporale violentissimo e a terra sarebbero venute alla luce tra sorgenti naturali d'acqua: quello attorno alle quali si sarebbe poi consolidato il centro di TORRIA.
La CAPPELLA sarebbe quindi stata ampliata nel XVI secolo ed ancora ristrutturata a metà circa del '600 epoca in cui avrebbe fissato la sua forma, ad una sola nata e tre altari.
L'oculatissimo Meriana non si sofferma molto su queste variazioni e consegna al suo bel libro un nome che non appartiene più ufficialmente alla CHIESA anche se continua ad essere menzionato nel patrimonio della dizione locale.
L'antico abitato di GAZZELLI, organizzato lungo un crinale secondario del Pizzo d'Evigno, presenta un tessuto edilizio assai compatto, forse perchè addossato al distrutto castello dei Doria.
La sua origine medievale é ancor oggi testimoniata da strutture murarie formate da conci a faccia vista.
A GAZZELLI merita di esser visitato il SANTUARIO DI N.S. DELLA VISITAZIONE (detto anche della MADONNA DEGLI ANGELI da un dipinto del '700 posto su un altare laterale).
L'origine del SANTUARIO è collegata, come ex voto, al XVII secolo quando una pestilenza aveva colpito il vicino borgo di SAROLA risparmiando invece Gazzelli.
Il dipinto che dà il nome al SANTUARIO si trovava sull'altar maggiore (oggi è sostituito da una copia) e fu attribuito al pittore genovese Domenico Piola anche se attualmente lo si attribuisce a Bartolomeo Biscaino.
Sul piazzale davanti al tempietto sta una nicchia in cui si custodiva una statua della "Madonna di Misericordia" in seguito rubata.
Accanto al SANTUARIO sgorgava una sorgente di cui nulla oggi resta se non un'iscrizione latina del 1717 che invitava a bere senza baura "l'acqua che scaturiva dalla fonte della Madre Misericordiosa".
La parrocchiale barocca conserva una tela di Domenico Piola.


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sabato 22 dicembre 2018

Versi emotivi sul sisma del 26 maggio 1831 a Sanremo (IM) e dintorni

Sanremo (IM): uno scorcio di mare, visto dal centro storico della "Pigna"
L'erudito e letterato agostiniano scalzo Francesco Viani - cui G.L. Bruzzone dedicò uno studio approfondito in "Riviera dei Fiori, 1990, 4: P. Bonaventura Viani, letterato di Montalto [Montalto Ligure, Frazione del Comune di Montalto Carpasio (IM)] - fra le sue poesie compose e pubblicò (in Componimenti poetici, Fermo, Ciferri, 1853, p.60) la canzone IL TREMUOTO DI S. REMO in cui descrisse, con toni romantici, l'effetto emotivo del sisma (su cui B. Emanuele Maineri si soffermò nella sua Liguria occidentale, Roma, Civelli, 1894, pp. 29-30) del 26 maggio 1831:

"Come cervi al cospetto de veltri
tutti i cor palpitaron smarriti;
come agnelli dal lupo inseguiti,
da' suoi lari ciascun si fuggì.

Chi sui vaghi vitiferi colli,
onde vide quel lito sì caro,
chi sul mar va cercando riparo
al tremor che la terra investì.

Lagrimando ai vicini villaggi
trafelata la gente s'avvia,
pur dubbiando chi un pane le dia
l'egra vita da morte a campar.

Quanto madri languenti, digiune,
del cammino ai disagi mal atte,
non han pane! non stilla di latte
onde i figli morenti sfamar!

Ahi! men duro provaro il destino
quei che in tante ruine travolti
sì rimasero infranti, sepolti!
e a più triste sciagure fuggir!.
..".

Il procedere retorico della lirica, coll'inseguirsi di versi martellanti, enfatizza l'evento tellurico che tuttavia, per quanto non paragonabile a quello del febbraio 1887, procurò danni seri come ha registrato il Maineri. Soprattutto a Taggia, Castellaro, Pompeiana, Terzorio e Bussana, dove si ebbero anche delle vittime. A Badalucco, Montalto e Triora fu invece grande la paura, ma i danni si ridussero a fenditure che solcarono le mura di varie case ed alla caduta di numerosi calcinacci.

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sabato 15 dicembre 2018

Vallecrosia (IM): una disposizione testamentaria del 1561

Vallecrosia (IM) - uno scorcio del centro storico
In base ad una disposizione testamentaria, registrata il 27 febbraio 1561 negli atti del notaio intemelio Pellegrino Macario (in Archivio di Stato di Genova - Banco di S. Giorgio - Cartulario delle Colonne, SL, 1735, c. 299 recto), un ricco abitante di Vallecrosia (IM), tale Giovanni Aprosio figlio del defunto Marco, stabilì che metà delle rendite dei capitali che egli aveva investito in una Colonna del Banco di San Giorgio di Genova dovesse annualmente essere distribuita tra la popolazione di Vallecrosia, a guisa di perpetuo sussidio di rimpetto ad eventuali, possibili difficoltà economiche: l'altra metà della somma doveva invece essere reimpiegata sotto forma di LUOGHI [LUOGO] in tale Colonna (le Colonne del Banco di S. Giorgio erano Registri detti cartolari, dell'amministrazione del debito pubblico o compere; in numero di nove venivano rinnovati ogni anno, vi erano elencati in ordine alfabetico tutti i creditori, con la specificazione della quota del loro credito ) (Vedi AA.VV., Archivio di Stato di Genova, in Guida Generale agli Archivi di Stato Italiani , Roma, 1983, p. 340).
Di anno in anno meta le rendite del patrimonio sarebbero state distribuite sotto forma di sussidi alla popolazione (previo la riscossione e l'oculata distribuzione garantita da tre Massari delle chiese vallecrosine di S. Antonio, S. Bernardo e S. Sebastiano) mentre la restante metà sarebbe andata a rimpinguare il patrimonio in deposito e quindi a potenziare il futuro reddito, con crescente vantaggio degli abitanti del borgo.
Ecco qui di seguito espressa nel latino originale del documento la parte pregnante di quell'antico legato testamentario:
... Joannes Aprosius q. Marci de Vallecrosa villa Vintimillis...videlicet repectu proventorum dimidie dictoram locorum et emendorum seu collocandorum annuatim multiplicetur...Reliqua vero dimidia ipsorum locorum et aliorum emendorum seu collocandum singulis annis in perpetuum exigatur per tre Massarios Ecclesiorum Sancti Antonis, Sancti Bernardi et Sancti Sebastiani ville Vallis Crozie annuatim, omni dolo et fraude remotis, elligendos, quos in hac parte suos Fideicommissarios et executores constitut, eligit, et deputavit qui quidem Massarii sic annuatim elligendi et executores teneatur, et debeant ex ipsa dimidia ipsorum proventum singulis annis in perpetuum elemosinam generale facere Dei amore et in sussidium anime ipsiusque Ioannis et distribuere in et per totam dictam Villam Vallis Crozie, omnibus et singulis personis dicte Ville et que seu quibus tunc temporis reperirentur in ea et hoc in observatione codicillo dicti q. Joanni, receptorum per Pellegrum Maccarium civitatis Vintimilis loci Campirubei notari in anno 1561 die 27 mensis februarij....
Il legato si rivelò particolarmente utile per la popolazione di Vallecrosia nei primi decenni del XVIII secolo.
In quei tempi le cose andavano malissimo per il borgo: le annate dei raccolti erano state ingrate ed in pratica l'intiera comunità si trovò all'improvviso, sull'orlo di un collasso.
Per far fronte a tutto ciò rimase un unico espediente, quello di appellarsi alle massime autorità genovesi onde poter stornare dal deposito, in cui era impiegato il capitale dell'antico benefattore, la somma di 12.000 lire da impiegarsi nell'acquisto di grano da distribuirsi tra la popolazione.
I gestori del Comune di Vallecrosia inviarono pertanto una petizione al Senato della Repubblica e questa, a vari livelli, venne dibattuta.
Serenissimi Signori
Gl'Agenti del Luogo di Valle Crosia, Giurisditione del Capitanato di XXmiglia come Deputati dal Quale Parlamento esposero a vostre Signorie Serenissime qualmente da due anni a questa parte le raccolte sono state molto scarse, massime in quest'Anno che manca il frutto dell'Ulivi per caosa della Siccità; l'anno passato però, che furono poche, si andò detto Luogo alla meglio sostenendo, ma in questo d'ora non trovano forma di sostentarsi, travandosi in grandi necessità e miserie, stando appoggiato il suo necessario per mantenersi con suddette Raccolte, ed avendo altresì... a Vostre Signorie Serenissime avere il Luogo di Vallecrosia in S. Giorgio una Collonna descritta dal Cartulario S.L. in Testa e Credito dell'ora fu Giovanni Aprosio q. Marco dell'istesso Luogo ascendente a quasi trecento luoghi, la metà de proventi della quale va in Moltiplico e l'altra si distribuisce secondo l'Intenzione di Suddetto ora fu Gio. Aprosio, così supplicarono li detti Agenti e Deputati dal detto Popolo con la maggior premura la paterna clemenza delle Signorie loro Serenissime a degnarsi derrogare lire 12.000 da suddetta Collonna da impiegarsi nella compra di tanto Grano ad effetto di sollevare detto povero luogo da tante miserie da' quali resta al punto appresso. Di quali preci le Vostre Signorie Serenissime delberarono il dì 3 corrente che se mene trasmettesse copia, percheé riconosciuto l'esposto e sentiti tutti quei che anchessi stimato dover udire, quindi dovessi riferire a vostre Signorie Serenissime.
In essecuzione dei pregiati loro Commandi devo rapportarle aver riconoscinto dalle informazioni presenti che resta detto luogo al presente nelle riferite miserie, come pure da deliberazione di Generale Parlamento del 15 Giugno prossimo passato ricevuta dal Notaio Angelo Gaetano Aprosio, sono concorsi tutti i Capi di Casa a dar facoltà alli Agenti di detto Luogo di ricorrere a Vostre Signorie Serenissime per supplicarli a volersi degnare derogare le dette L. 12.000 da suddetta Collonna per comprarne tanto grano al riferito fine, il che eseguito devo rapportare a Vostre Signorie Serenissime alle quali faccio profondissima Riverenza di Vostre Signorie Serenissime.
S. Remo 24 novembre 1734. Umilissimo Servitore Camillo Doria
".
L'operazione non andò immediatamente in porto per il tergiversare del Senato più che per lentezza del citato Doria Commissario di Sanremo: il Doria dovette anzi intervenire presso il massimo organo genovese il 31 marzo 1735 con una missiva di simile tenore, nella quale si ribadivano le tematiche della precedente ma nello stesso tempo si evidenziavano ulteriori difficoltà degli abitanti di Vallecrosia, ormai giunti alla disperazione.
In quest'ultimo documento si legge infatti tra l'altro:
" ... le quali preci (degli abitanti del borgo) da questo Trono sono state pro informazione tramandate a quel Sig. Commissario di Sanremo, quale dopo aver preso quelle informazioni stimate più proprie ne ha mandata la relazione quale a causa delli affari pubblici non si è potuta ancor leggere ed in tanto non ha potuto fare a meno detto luogo di non portarsi in S. Remo da Monsieur Dubrue per aver dal Medesimo qualche sollievo, quale le dato tanto grano per L. 5.000 circa, ma ora dificoltando il Medesimo con altri di soccorrere il detto luogo senza l'approvazione delle loro Signorie Serenissime, così supplica la loro paterna clemenza a degnarsi concedere la facoltà di potersi far imprestare tanto danaro o prendere tanto grano per la somma di L. 12.000... ".
Le reiterate petizioni degli abitanti di Vallecrosia che, pur avevano come punto di riferimento il deposito di quel cinquecentesco Aprosio che si era andato col tempo rimpinguando, stanno a dimostrare l'eccezionale gravità di tale momento: per questo si richiedeva un intervento altrettanto eccezionale, soprattutto per evitare i rischi reali dello spopolamento o degli usurai.
Per quanto ricostruibile dai dati oggi acquisiti l'operazione si concluse positivamente: ed il borgo potè salvarsi da un colpo mortale: i due documenti di cui sopra, con il successivo atto di documentazione degli eventi delle petizioni, sono custoditi presso l'Archivio di Stato di Genova - Magistrato delle Comunità - n. 311, 1-3, 1734, 24 - XI e postea).

da Cultura-Barocca