sabato 15 dicembre 2018

Vallecrosia (IM): una disposizione testamentaria del 1561

Vallecrosia (IM) - uno scorcio del centro storico
In base ad una disposizione testamentaria, registrata il 27 febbraio 1561 negli atti del notaio intemelio Pellegrino Macario (in Archivio di Stato di Genova - Banco di S. Giorgio - Cartulario delle Colonne, SL, 1735, c. 299 recto), un ricco abitante di Vallecrosia (IM), tale Giovanni Aprosio figlio del defunto Marco, stabilì che metà delle rendite dei capitali che egli aveva investito in una Colonna del Banco di San Giorgio di Genova dovesse annualmente essere distribuita tra la popolazione di Vallecrosia, a guisa di perpetuo sussidio di rimpetto ad eventuali, possibili difficoltà economiche: l'altra metà della somma doveva invece essere reimpiegata sotto forma di LUOGHI [LUOGO] in tale Colonna (le Colonne del Banco di S. Giorgio erano Registri detti cartolari, dell'amministrazione del debito pubblico o compere; in numero di nove venivano rinnovati ogni anno, vi erano elencati in ordine alfabetico tutti i creditori, con la specificazione della quota del loro credito ) (Vedi AA.VV., Archivio di Stato di Genova, in Guida Generale agli Archivi di Stato Italiani , Roma, 1983, p. 340).
Di anno in anno meta le rendite del patrimonio sarebbero state distribuite sotto forma di sussidi alla popolazione (previo la riscossione e l'oculata distribuzione garantita da tre Massari delle chiese vallecrosine di S. Antonio, S. Bernardo e S. Sebastiano) mentre la restante metà sarebbe andata a rimpinguare il patrimonio in deposito e quindi a potenziare il futuro reddito, con crescente vantaggio degli abitanti del borgo.
Ecco qui di seguito espressa nel latino originale del documento la parte pregnante di quell'antico legato testamentario:
... Joannes Aprosius q. Marci de Vallecrosa villa Vintimillis...videlicet repectu proventorum dimidie dictoram locorum et emendorum seu collocandorum annuatim multiplicetur...Reliqua vero dimidia ipsorum locorum et aliorum emendorum seu collocandum singulis annis in perpetuum exigatur per tre Massarios Ecclesiorum Sancti Antonis, Sancti Bernardi et Sancti Sebastiani ville Vallis Crozie annuatim, omni dolo et fraude remotis, elligendos, quos in hac parte suos Fideicommissarios et executores constitut, eligit, et deputavit qui quidem Massarii sic annuatim elligendi et executores teneatur, et debeant ex ipsa dimidia ipsorum proventum singulis annis in perpetuum elemosinam generale facere Dei amore et in sussidium anime ipsiusque Ioannis et distribuere in et per totam dictam Villam Vallis Crozie, omnibus et singulis personis dicte Ville et que seu quibus tunc temporis reperirentur in ea et hoc in observatione codicillo dicti q. Joanni, receptorum per Pellegrum Maccarium civitatis Vintimilis loci Campirubei notari in anno 1561 die 27 mensis februarij....
Il legato si rivelò particolarmente utile per la popolazione di Vallecrosia nei primi decenni del XVIII secolo.
In quei tempi le cose andavano malissimo per il borgo: le annate dei raccolti erano state ingrate ed in pratica l'intiera comunità si trovò all'improvviso, sull'orlo di un collasso.
Per far fronte a tutto ciò rimase un unico espediente, quello di appellarsi alle massime autorità genovesi onde poter stornare dal deposito, in cui era impiegato il capitale dell'antico benefattore, la somma di 12.000 lire da impiegarsi nell'acquisto di grano da distribuirsi tra la popolazione.
I gestori del Comune di Vallecrosia inviarono pertanto una petizione al Senato della Repubblica e questa, a vari livelli, venne dibattuta.
Serenissimi Signori
Gl'Agenti del Luogo di Valle Crosia, Giurisditione del Capitanato di XXmiglia come Deputati dal Quale Parlamento esposero a vostre Signorie Serenissime qualmente da due anni a questa parte le raccolte sono state molto scarse, massime in quest'Anno che manca il frutto dell'Ulivi per caosa della Siccità; l'anno passato però, che furono poche, si andò detto Luogo alla meglio sostenendo, ma in questo d'ora non trovano forma di sostentarsi, travandosi in grandi necessità e miserie, stando appoggiato il suo necessario per mantenersi con suddette Raccolte, ed avendo altresì... a Vostre Signorie Serenissime avere il Luogo di Vallecrosia in S. Giorgio una Collonna descritta dal Cartulario S.L. in Testa e Credito dell'ora fu Giovanni Aprosio q. Marco dell'istesso Luogo ascendente a quasi trecento luoghi, la metà de proventi della quale va in Moltiplico e l'altra si distribuisce secondo l'Intenzione di Suddetto ora fu Gio. Aprosio, così supplicarono li detti Agenti e Deputati dal detto Popolo con la maggior premura la paterna clemenza delle Signorie loro Serenissime a degnarsi derrogare lire 12.000 da suddetta Collonna da impiegarsi nella compra di tanto Grano ad effetto di sollevare detto povero luogo da tante miserie da' quali resta al punto appresso. Di quali preci le Vostre Signorie Serenissime delberarono il dì 3 corrente che se mene trasmettesse copia, percheé riconosciuto l'esposto e sentiti tutti quei che anchessi stimato dover udire, quindi dovessi riferire a vostre Signorie Serenissime.
In essecuzione dei pregiati loro Commandi devo rapportarle aver riconoscinto dalle informazioni presenti che resta detto luogo al presente nelle riferite miserie, come pure da deliberazione di Generale Parlamento del 15 Giugno prossimo passato ricevuta dal Notaio Angelo Gaetano Aprosio, sono concorsi tutti i Capi di Casa a dar facoltà alli Agenti di detto Luogo di ricorrere a Vostre Signorie Serenissime per supplicarli a volersi degnare derogare le dette L. 12.000 da suddetta Collonna per comprarne tanto grano al riferito fine, il che eseguito devo rapportare a Vostre Signorie Serenissime alle quali faccio profondissima Riverenza di Vostre Signorie Serenissime.
S. Remo 24 novembre 1734. Umilissimo Servitore Camillo Doria
".
L'operazione non andò immediatamente in porto per il tergiversare del Senato più che per lentezza del citato Doria Commissario di Sanremo: il Doria dovette anzi intervenire presso il massimo organo genovese il 31 marzo 1735 con una missiva di simile tenore, nella quale si ribadivano le tematiche della precedente ma nello stesso tempo si evidenziavano ulteriori difficoltà degli abitanti di Vallecrosia, ormai giunti alla disperazione.
In quest'ultimo documento si legge infatti tra l'altro:
" ... le quali preci (degli abitanti del borgo) da questo Trono sono state pro informazione tramandate a quel Sig. Commissario di Sanremo, quale dopo aver preso quelle informazioni stimate più proprie ne ha mandata la relazione quale a causa delli affari pubblici non si è potuta ancor leggere ed in tanto non ha potuto fare a meno detto luogo di non portarsi in S. Remo da Monsieur Dubrue per aver dal Medesimo qualche sollievo, quale le dato tanto grano per L. 5.000 circa, ma ora dificoltando il Medesimo con altri di soccorrere il detto luogo senza l'approvazione delle loro Signorie Serenissime, così supplica la loro paterna clemenza a degnarsi concedere la facoltà di potersi far imprestare tanto danaro o prendere tanto grano per la somma di L. 12.000... ".
Le reiterate petizioni degli abitanti di Vallecrosia che, pur avevano come punto di riferimento il deposito di quel cinquecentesco Aprosio che si era andato col tempo rimpinguando, stanno a dimostrare l'eccezionale gravità di tale momento: per questo si richiedeva un intervento altrettanto eccezionale, soprattutto per evitare i rischi reali dello spopolamento o degli usurai.
Per quanto ricostruibile dai dati oggi acquisiti l'operazione si concluse positivamente: ed il borgo potè salvarsi da un colpo mortale: i due documenti di cui sopra, con il successivo atto di documentazione degli eventi delle petizioni, sono custoditi presso l'Archivio di Stato di Genova - Magistrato delle Comunità - n. 311, 1-3, 1734, 24 - XI e postea).

da Cultura-Barocca