lunedì 26 novembre 2018

La civiltà rustica del mulo nel ponente di Liguria



In Liguria occidentale il MULO era molto diffuso, essendo l'animale ideale per viaggiare lungo percorsi aspri e disagevoli sia lungo la costa che per i tragitti LIGURIA-PIEMONTE.
Il MULO godette per tutta la "Provincia di Imperia" una notevole "fortuna" nel passato.
Ovunque si parla di MULATTIERI soprattutto per quanto concerneva il loro interminabile succedersi tanto sulla via del Nava avendo come punto nodale il sito di Caravonica nell'onegliese, autentica tappa secolare di muli e mulattieri, quanto sull'areale della zona di Taggia e della valle Argentina, ma neppure bisogna dimenticare l'estremo ponente ligure ed in particolare le sue valli ove muli e mulattieri svolsero svariati e secolari lavori.
Per queste contrade generazioni di uomini, in compagnia dei loro animali, svolsero un lavoro fondamentale incentrato sul trasporto a pagamento di prodotti da condurre sulle piazze commerciali del Piemonte o da queste ai porti liguri od ancora dal Ponente di Liguria in direzione della Provenza quanto di Genova.
Le tracce di questa "CIVILTA' RUSTICA DEL MULO" si riscontrano un po' ovunque nel ponente ligustico, tuttavia per quanto riguarda l'area appena menzionata si hanno tracce documentarie di un certo rilievo (senza dimenticare la scelta che sino a non molti anni fa si faceva dei MULI allevati in valle Argentina per essere utilizzati nelle Forze Armate Italiane).
Questa CIVILTA' DEL MULO E DEI MULATTIERI ha lasciato per esempio significative tracce nel folklore e nelle usanze sia religiose che laiche.
Per esempio nell'area tra le valli dell' Argentina e del S. Lorenzo, nella località di POMPEIANA in particolare, si scoprono tracce di un folklore antico connesso alla cura dei MULI.

Pompeiana (IM)
Proprio a POMPEIANA esistono per esempio i ruderi di una CAPPELLA o CHIESA CAMPESTRE che la popolazione aveva eretto ad un SANTO tra i cui attributi era quello di essere protettore dei maniscalchi, CAPPELLA che nella dizione locale è detta, impropriamente, CAPPELLA DI S. ALO' piccolo ed ormai quasi dimenticato "tempietto cristiano" all'antica, quanto decaduta, CIVILTA' LIGURE DEL MULO: in occasione della festa di questo Santo i muli venivano portati sul sagrato della chiesa per essere benedetti dal sacerdote (si benedicevano le bestie, come semplicemente anche si diceva, grazie a cui i mulattieri del circondario avrebbero potuto svolgere la loro attività di trasporto in ogni direzione e per ogni tragitto: il culto rimase anche quando la cappella fu distrutta dal terremoto del 1831 ma si prese l'abitudine, sino a tempi relativamente a noi recenti, di procedere alla benedizione sul sagrato della chiesa parrocchiale del borgo).
Nella storia ligure ponentina i lunghi tragitti commerciali, verso il Basso Piemonte quanto verso la Provenza e comunque la Francia (senza escludere naturalmente il territorio metropolitano di Genova) avvenivano tramite MULI, aggiogati quando possibili, altrimenti operanti individualmente (od incolonnati, tenendo conto della frequente asperità di vie e percorsi: senza dimenticare quelle emergenze rappresentate da tronchi stradali ormai entrati nel mito come la via Eraclea in definitiva calco della posteriore e parimenti leggentaria strada di Santa Maria Maddalena) carichi della soma [e peraltro molti lavori erano svolti con l'unico, sostanziale aiuto del paziente e forte MULO, animale più adattabile del cavallo e dell'asino, utile in guerra com in pace, capace di onerosi trasporti per tragitti ardui, come spesso erano quelli della Liguria occidentale, e finalmente utilizzate anche per ragioni di trasporto sanitario laddove non poteva intervenire l'ambulanza volante adattata per scopi civili dalla strumentazione bellica.
In un MANOSCRITTO OTTOCENTESCO DI ARGOMENTO MEDICO detto MANOSCRITTO WENZEL, fra altre attestazioni e documenti, una RICETTA MEDICA PER EQUINI.
Con grafia, diversa sia da quella del testo del manoscritto e della ricetta veterinaria, si legge poi in un foglio volante inserito a guisa di frontespizio: "LIBRO DE L'ILL.MO SIGNORE WENZEL TEDESCO/ si mettano nel libro anco le Note, da comunicarsi per quando si daranno li ordini, contra li Unguentarii di vie perché non dieno tormento contro la gente di questo luogo del Perinaldo che va con le bestie mulattine in terra foresta, all'oltregioghi e sinanco in Livorno, allora che è tempo delli limoni per li Ebrei ".
Si potrebbe intendere che un anonimo autore - forse un qualche esponente della municipalità - abbia inteso rammentare al medico estensore del manoscritto di fornire una serie di notizie pratiche di medicina e soprattutto di pronto intervento ai MULATTIERI (quanti cioè lavoravano con le bestie mulatine (o mulattine) come venivano preferibilmente chiamati i MULI alla maniera che si evince analizzando un qualsivoglia ARTICOLO del REGOLAMENTO AGRICOLO della COMUNITA' DEGLI OTTO LUOGHI, confinante proprio con il territorio perinaldenco).

Perinaldo (IM)
Da tanti paesi dell'entroterra di Perinaldo i MULATTIERI si recavano a far lavoro di trasporto di merci per la costa ligure sin a Genova ed oltre e poi anche in territorio francese (dopo la frontiera come anche si soleva dire, sia quando si andava in Provenza che nelle Alpi Marittime che ancora, ad esempio, al Portofranco sabaudo di Nizza e Villafranca).
I MULATTIERI eseguivano tantissimi compiti ma vale qui la pena di menzionare alcuni trasporti tipici, che cioè caratterizzarono la loro attività, sia che si trattasse di spostamenti singoli (su percorsi limitati, per esempio si ai porti e agli scali commerciali) sia su tragitti lunghi, specialmente quando le bestie mulatine (o mulattine) venivano organizzate secondo il sistema della caravana o carovana cioè per grossi contingenti di animali ed uomini destinati a procedere incolonnati attraverso le asprezze dei malandati percorsi litoranei.
Fu con siffatto sistema che questi trasportatori liguri condussero per secoli nelle regioni più lontane le merci e, nella fattispecie della Liguria ponentina, alcuni suoi prodotti storici: tra cui giova citare l'OLIO D'OLIVA, gli AGRUMI, PALME - PALMIZI - PALMURELI ed il VINO (senza dimenticare quei prodotti che, magari per lunghi periodi prima di decadere, hanno costituito una voce significativa della produzione ligustica come, ad esempio, il CORALLO che i MULATTIERI LIGURI OCCIDENTALI trasportarono per secoli verso il Piemonte e la "Padania").
La citata nota del MANOSCRITTO WENZEL è, specificatamente, interessante in quanto permette di dedurre che ancora ai primi del 1800, sugli ardui tragitti che lentamente sarebbero stati "calcati" dalla via della Cornice, i MULATTIERI dovevano verisimilmente confrontarsi con malattie e pericoli d'animali selvatici o rinselvatichiti (anche linci ed orsi ma soprattutto lupi) oltre con quei quei tanti criminali (in particolare pirati, banditi, contrabbandieri, briganti da strada), che da metà del XVI secolo il Codice Penale di Genova aveva tentato, con ben limitati successi, di piegare.
Gli unici che di fatto, senza peculiari necessità osassero avventurarsi assieme ai MULATTIERI, senza scorta e lungo i tormentati percorsi del ponente ligustico (specie fra fine XVI e XVIII secolo), furono quegli avventurieri genericamente noti con l'epiteto di mercanti di meraviglie tra cui risultavano tanti ciarlatani e "medici di strada" che ancora nei primi decenni del XIX secolo si industriavano a vendere qual panacea contro ogni male sciroppi, tisane e soprattutto balsamici unguenti.

da Cultura-Barocca